Uomo politico e giureconsulto italiano. Esercitò per
alcuni anni la professione di avvocato insegnando, nello stesso tempo, diritto
all'università di Torino. Dal 1838 al 1844 fu uno dei più
apprezzati redattori degli "Annali giuridici". Liberale e fedele seguace di
Cavour, venne eletto deputato nel 1848 e, nel 1860, per incarico di Cavour si
recò nel Mezzogiorno allo scopo di affrettare l'annessione delle Regioni
Meridionali al Regno d'Italia. Nel 1861 divenne ministro di Grazia e Giustizia
e, come tale, sostenne la necessità di applicare la legislazione
piemontese anche alle altre province del nuovo Regno. Con l'ottava legislatura
(1863) fu eletto presidente della Camera dei deputati. Fu membro della
commissione che redasse la "convenzione di settembre" (1864) che, tra l'altro,
era incaricata di provvedere al trasferimento della capitale da Torino a
Firenze. Due anni dopo, in seguito ai moti torinesi di cui egli si ritenne
corresponsabile, si uccise. Da pochi giorni era stato nominato senatore.
Lasciò varie opere di diritto tra le quali molto importanti quelle sulla
pena di morte e sui rapporti fra Stato e Chiesa (Masserano, Biella 1806 - Torino
1866).